martedì 23 giugno 2015

un supereroe e quarantamila tifosi


In bocca al lupo”, un semplice augurio arrivato in chiusura, sul tappetone di tastiere di una minimale e in questo perfetta “Vita spericolata”, è l’unica chiacchiera che Vasco si concede nel suo trionfante ritorno al Dall’Ara. Per il resto parlano due ore e mezza di musica e una trentina di canzoni, contando i medley. Due anni dopo l’ultima discesa in terra emiliana, praticamente nulla è cambiato nell’accoglienza del popolo del Blasco al suo Komandante. Quasi quarantamila persone ieri, e stasera si replica.
Questo è il report il più possibile imparziale di un concerto di Vasco Rossi da parte di un non-tifoso di Vasco Rossi. In fondo, il modo per dire, da non-tifoso, che un concerto di Vasco Rossi è un’esperienza che ogni tanto va fatta. E il termine tifoso non è usato a caso, nel senso che chi va sotto la definizione del rocker di Zocca è forse l’unico, di certo il più lampante, esempio italiano di un cantautore per il quale si fa il tifo, più che apprezzarlo come artista oppure no. Così si spiega facilmente che in quarantamila conoscano ogni parola delle canzoni, dai classici intergenerazionali alle nuove, da quelle che oggettivamente hanno fatto la storia della musica italiana a quelle così così fino a quelle francamente brutte, come “Il blues di una chitarra sola”. E in questo vanno inclusi anche i vari “eh”, “oh” e riempitivi vari che del Blasco sono un marchio di fabbrica, esternati platealmente nei gesti e nelle voci anche più del richiesto. Il fatto è che ti accorgi che a molte di queste persone le parole di Vasco hanno segnato una vita intera, dire che l’hanno cambiata è forse troppo, ma l’hanno probabilmente influenzata più di quelle di insegnanti, amici, genitori. Non siamo qui a disquisire se sia giusto o sbagliato, ognuno può vederla come crede. Ma è un dato di fatto.
Musicalmente, del Live Kom 2015 s’era parlato tanto per la svolta heavy riff oriented. La parola metal è stata usata da Vasco e soci con cautela, perché nessuno s’offendesse. Certo è che prendendo il suono della chitarra di Vince Pastano, presentatosi sul palco con la maglia di Rob Zombie per mettere le cose in chiaro, e la doppia cassa di Will Hunt, e chiudendo gli occhi, quando inizia il concerto potresti pensare di trovarti a un raduno di metallari. Alcune canzoni, come “Deviazioni” o l’iniziale “Sono innocente”, hanno un suono totalmente rivoluzionato rispetto alla versione da disco, e, pure se l’acustica del Dall’Ara fatica a starci dietro (s’inizia con le parole incomprensibili, andrà meglio dopo qualche brano), dire che siano basi sonore hard rock non è affatto una bestemmia. E, anche se sono costate il posto all’amato Maurizio Solieri, convincono.
Poi non ci si preoccupi o non ci si illuda, a seconda delle aspettative: Vasco continua a fare il Vasco, dalle movenze sul palco agli abiti e a tutto l’immaginario pop che si porta dietro. Il confine col trash è sempre vicino, e a volte superato. Eppure, laddove qualsiasi altro 63enne rischierebbe il ridicolo, lui risulta perfettamente credibile e coerente con se stesso e la sua costruzione di un personaggio pop inossidabile. Vasco sul palco è come un supereroe che non può invecchiare ma neppure crescere: per lui, perlomeno la sua versione pubblica, il tempo non passa, non deve passare e nessuno s’aspetta che passi. Ecco perché può permettersi di raccogliere e annusare un (enorme) reggiseno arrivato dalla platea, ostentare gesti espliciti, festeggiare di gusto quando su “Rewind” una fan resta in topless.
Restano poi da raccontare di una “Canzone” dedicata al compianto Massimo Riva, il bassista Claudio Golinelli in maglia
 rossoblù e nessuna sorpresa in scaletta, se non il testo di “Vita spericolata” modificato in “ognuno in fondo perso dentro il suo Facebook”, forse rivolto a chi ha passato più tempo con la testa verso il suo smartphone che il palco. La coda di “Albachiara” è la sigla obbligatoria di un altro, annunciato, trionfo: il rito pagano s’è consumato ancora una volta. Ventiquattrore di riposo, e poi sarà pronto a ripetersi.
Fonte: http://bologna.repubblica.it
.




Nessun commento:

Posta un commento