martedì 25 novembre 2014

Vasco Rossi: la recensione di "Sono innocente"

Sono passati 36 anni, 16 album e 170 canzoni dal suo debutto, ma Vasco Rossi conferma ancora una volta che ha ancora molto da dire e da dare alla musica italiana. Abbiamo ascoltato  Sono innocente, che è disponibile nei negozi dal 4 novembre con tre diverse copertine. Il cd contiene 15 brani, 10 inediti, 3 anticipazioni e 2 bonus tracks inedite:

1) Sono innocente ma…: L’inizio è bruciante: le chitarre di Vince Pastano sono tiratissime, la batteria di Glen Sobel  indiavolata, Vasco è qui più grintoso che mai. L’ “imputato” Rossi si scagiona davanti a un tribunale immaginario con questa parole:“Sono innocente ma/ma non mi fido più/ho solo qualche multa da pagare/qualche pastiglia e qualche rospo da ingoiare/Sono innocente o no/si fa quel che si può/sono innocente ma qui/qualcuno è sempre pronto a giudicare/qualche incidente di gioventù/che ancora fa male!”.Assolto con formula piena.

2) Duro incontro: I ritmi restano serrati, le chitarre, più taglienti che mai, suonano spesso all’unisono con acide tastiere. Il testo e la musica sono tutti e due farina del Blasco, corrosivo come ai tempi di Fegato spappolato. L’assolo di chitarra di Vince Pastano è da applausi.

3) Come vorrei: Scelta come singolo, Come vorrei è una power ballad romantica, malinconica, struggente e lucida allo stesso tempo, impreziosita dagli ariosi arrangiamenti di Celso Valli. Il rocker di Zocca è diretto e intenso come nei giorni migliori.

4) Guai: La chitarra acustica introduce il midtempo di Guai, dove Vasco mette le mani avanti con la sua fiamma: se le cose non vanno come una volta e non sei felice, non puoi dare la colpa a me.“Guai/non devi dirlo mai/che adesso non lo sai se poi mi amerai tutta la vita/tu dimmi solo se adesso sei con me oppure non mi vuoi ed è finita/sai si vive senza mai sapere come andrà domani, è facile però adesso non si può tornare”. 

5) Lo vedi: Altra epica introduzione da guitar hero di Vince Pastano, ritmica tipicamente metal, Vasco non risparmia la voce e nel refrain declama: “Lo vedi o non lo vedi/ci credi o non ci credi”. Lo vedi, per potenza e per impatto,  potrebbe diventare la nuova Gli spari sopra. 

6) Aspettami: Atmosfere sognanti e oniriche, un moderato tappeto elettronico, il ritornello si apre e prende il volo con la chitarra, “Aspettami/ non vedi che ci sto provando, aspettami/ non senti che ti sto chiamando,aspettami/ rimani lì da sola, stanotte ho già deciso, stavolta non si vola”.

7) Dannate nuvole: Un Blasco filosofo e intimista riflette sulla caducità delle umane vicende, nelle quali l’unica certezza è il costante cambiamento. “Niente dura niente dura tu lo sai/ però non ti ci abitui mai,chissà perchè”.

8) Il Blues della chitarra sola: Un brano stralunato ed eccentrico, che alterna rarefatte atmosfere elettroniche, la chitarra blues di Stef Burns e un coro da balera, diventando via via sempre più rock. La canzone più sorprendente e spiazzante del disco, che però, in alcuni passaggi, non convince pienamente. 

9) Accidenti come sei bella: Se esistessero ancora i juke box, questa sarebbe una delle canzoni più gettonate per fare una dedica alla propria amata,nella quale il Komandante esalta da par suo la venustà della sua “metà del cielo”.

10) Quante volte: splendida canzone, malinconica e riflessiva, nella quale l’uomo adulto, prima ancora che la rockstar,  si guarda indietro,accettando le sue cadute e i suoi errori. “Io non voglio più vivere solo per fare compagnia/io non voglio più ridere non mi diverto più ed è colpa mia/non ho voglia di credere che domani sarà, sarà diverso e poi, chi lo sa!”. Intrigante l’alternarsi di suoni digitali e acustici. Quante volte potrebbe diventare un classico del repertorio di Vasco, una canzone da cantare in coro con gli accendini,pardon, con gli smartphone a creare la giusta atmosfera.


11) Cambia-menti: Una delle tre anticipazioni del disco, Cambia-menti si caratterizza musicalmente per una tromba beffarda, strumento assai raro nella discografia del Komandante, ma non convincono né il testo, nè la voce di Vasco, qui eccessivamente impastata. 

12) Rock star: Sonorità gotiche alla Black Sabbath caratterizzano questo strumentale  teso e oscuro. Vince Pastano conferma ancora una volta tutte le sue qualità di virtuoso. 

13 ) L’uomo più semplice: Un hard rock anni Ottanta, dove Vasco gigioneggia, mentre propone all’ascoltatore di trascorrere il sabato sera con lui. Proposta irrinunciabile: con il Blasco il divertimento è assicurato.

14) L’Ape Regina: Vasco spiazza ancora l’ascoltatore, con un brano che ricorda i madrigali di Branduardi, scandito da più moderni archi e violini elettrici. Un esperimento riuscito.

15) Marta piange ancora: La canzone è stata scritta da Vasco quando aveva 15 anni. Da tempo si trovava in rete in una demo di scarsa qualità, così ha deciso di rimetterci mano con la tecnologia di oggi e di pubblicarla ufficialmente. Marta piange ancora è una canzone è piacevolmente naif, dove è evidente l’influenza di Rino Gaetano e dei suoi gustosi nonsense

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